Agro pontino

Terre di paludi, laghi e bonifiche

Il paesaggio agrario storicizzato dell’Agro pontino è caratterizzato da appezzamenti per lo più di piccola dimensione e geometricamente regolari, solcato da numerose strade rettilinee e corsi d’acqua tra di loro perpendicolari, e solo a tratti densamente abitato.
Compresa tra i versanti meridionali del Vulcano laziale e le dorsali appenniniche occidentali calcaree dei Monti Lepini e dei Monti Ausoni, questa vasta pianura costiera ha origini recenti, quale esito di una lunga storia di trasformazioni ambientali.

Elementi del paesaggio

Elementi del paesaggio

Da golfo a pianura costiera

La pianura pontina era originariamente sommersa dalle acque del mare, la base dei monti Lepini descriveva l’arco del golfo che anticamente coincideva con la linea di costa e il monte Circeo, distanziato dalla terraferma, aveva le sembianze di un’isola.
In epoca quaternaria, forti oscillazioni climatiche hanno causato l’arretramento del mare e il sollevamento non uniforme di alcuni strati della crosta terrestre. L’ambiente costiero che si è originato appare organizzato per fasce parallele: una zona litoranea, dove cordoni di dune recenti, da Torre Astura al Circeo, separano dal mare quattro laghi costieri; una seconda fascia pianeggiante con una quota più elevata, posta alle spalle dei laghi e originariamente coperta da boschi di querce intervallate da radure erbose, stagni e pozze; una zona interna paludosa generata dalla difficoltà a defluire dell’acqua che sgorga copiosa delle sorgenti carsiche situate alla base dei monti Lepini a causa della bassa pendenza del terreno oltre che della presenza dei cordoni dunali lungo la costa. Sono questi i casi delle sorgenti di Ninfa e di Monticchio, oggi entrambe tutelate dal punto di vista ambientale e paesaggistico.
Lungo i fiumi e intorno ai laghi della pianura, così come all’interno di molte cavità riconoscibili nei versanti di promontori e dorsali montuose, si insediarono da subito popolazioni di cacciatori e nomadi in insediamenti, stagionali o stabili. Sono questi i casi non solo di alcune grotte marine come la Grotta della Maga Circe e la Grotta delle Capre sul Circeo, sulle cui pareti il solco fossile della battigia testimonia l’antico livello del mare, ma anche di alcune cavità nei pendii dell’entroterra come le grotte calcaree del Fosso Brivolco, ai piedi dei monti Lepini, note per conservare alcuni tra i più bei graffiti preistorici raffiguranti scene di caccia di tutta la Regione Lazio.

Elementi del paesaggio

Da palude a campagna coltivata

Per molti secoli, si sono alternati brevi periodi di sfruttamento agricolo, connesso alla realizzazione di opere di drenaggio delle acque, a lunghe fasi di abbandono durante le quali la pianura costiera, ambiente naturalmente dinamico e instabile, è stata periodicamente invasa dalle acque e la malaria ha trovato terreno fertile per la sua diffusione.
Fino alla bonifica idraulica degli anni Trenta del XX Secolo, lo sfruttamento della pianura era per lo più circoscritto ai soli mesi invernali.
Molti secoli prima, per esempio in Epoca romana, l’area si presentava impervia e remota, destinata ad ospitare soprattutto economie palustri e lagunari per lo più connesse all’allevamento e alle prime pratiche di transumanza, alla caccia e alla pesca. Le opere di bonifica erano allora pensate in funzione della sola manutenzione delle grandi infrastrutture territoriali con servizio di controllo e comunicazione. A queste stesse esigenze sono connesse la realizzazione dell’imponente canale di guardia navigabile parallelo alla via Appia antica (204 a.C.), e dell’immane progetto – mai ultimato – della Fossa Augusta, un canale artificiale voluto da Nerone per mettere in comunicazione il lago di Averno, in Campania, con la foce del Tevere.
I campi coltivati dell’Agro Pontino, oggi dominati da colture di cereali, ortaggi e frutta, sono il risultato di un vasto programma di bonifica idraulica ultimata meno di un secolo fa su un’area di circa 840 km quadrati. Tra il 1932 e il 1934 vengono realizzate 2.447 nuove case coloniche, 416 km di nuove strade, 1.756 km di nuovi canali, 9.800 km di scoline e dissodati oltre 41.000 ha di terreno grazie al lavoro di circa 13.500 operai giornalieri. Tra il 1932 al 1938 nascono anche nuove cinque città, di cui Sabaudia, è sicuramente la più significativa. L’organizzazione di questa sola città di fondazione si distingue dalle altre per aver rifiutato l’applicazione di un rigido schema razionale: l’andamento delle strade rispetta la morfologia del territorio e la zona centrale è costituita da un sistema di piazze in cui l’architettura svolge la duplice funzione di comunicazione e separazione tra gli spazi.

Elementi del paesaggio

Monte Circeo

Alla fase di bonifica della pianura è anche connessa l’istituzione del Parco Nazionale del Circeo (1934), la prima area naturale della Regione Lazio istituita proprio al fine di tutelare ciò che restava delle Paludi Pontine. Si tratta di 8.000 ha di litorale in cui sono riconoscibili ambienti profondamente diversi quanto notevoli in termini di valore ecologico-ambientale e paesaggistico: la zona umida dominata dai 4 laghi costieri, frequentata da oltre 260 le specie di uccelli acquatici nel corso dell’anno, ricade tra le Zone Umide di Interesse Internazionale della convenzione di Ramsar; la Selva di Circe, una delle foreste planiziarie più estese e meglio conservate di tutta Italia, già dichiarata Riserva di Biosfera nell’ambito del programma M.A.B. (Uomo e biosfera) patrocinato dall’Unesco (1977) per la ricchezza del suo ecosistema; l’Isola di Zannone, l’unica tra le isole ponziane ad essere costituita, oltre che da rocce vulcaniche, anche da rocce metamorfiche e sedimentarie risalenti ad oltre 200 milioni di anni fa; la montagna della leggendaria maga Circe, l’elemento paesaggistico più caratterizzante di tutta l’area pontina, che secondo Omero incantò Ulisse e i suoi compagni durante il viaggio di ritorno a Itaca. Al di sopra della fascia rocciosa che cade a picco nel mare, la cima del promontorio è avvolta da una fitta vegetazione mediterranea di lecci, corbezzoli e pini marittimi.

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Profilo storico-archeologico

L’Agro Pontino (dal latino ager Pontinus) identifica il territorio posto a sud dei Colli Albani, delimitato nell’entroterra dalle catene dei Monti Ernici, Lepini ed Aurunci e, verso il mare, dal tratto di costa compreso fra Antium e Tarracina.
Questo settore del Latium vetus e adiectum – le antiche delimitazioni territoriali in cui era suddiviso il Lazio a sud del Tevere – era caratterizzato dalla presenza di paludi oggetto di bonifica sin dall’età arcaica. Era percorso dalla via Appia, realizzata nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio Cieco seguendo tracciati precedenti. Fra le città che componevano la più antica organizzazione di questa regione erano gli insediamenti costieri di Antium (capitale della lega dei Volsci nei primi decenni del V sec. a.C.) e Circeii, che secondo le fonti letterarie antiche sarebbe stata fondata da Tarquinio il Superbo. Presso la catena dei Monti Lepini e Aurunci erano Cora, città della Lega Latina e in seguito alleata di Roma contro Privernum (metà del IV sec. a.C.), altro importante centro presente in questo territorio. Membro della Lega Latina era inoltre Norba, sorta su un altopiano dei Monti Lepini, nota per la sua drammatica fine: gli abitanti assediati dai partigiani di Silla (81 a.C.) preferirono togliersi la vita piuttosto che soccombere al nemico. In posizione centrale all’interno di questo territorio si trova la città volsca di Satricum, conquistata e incendiata dai Latini (379 a.C.) e dai Romani (346 a.C.), per poi divenire colonia di Anzio. Fra gli insediamenti fondati dai prisci (primi, più antichi) Latini erano inoltre Setia, Suessa Pometia e Trapontium. L’insenatura meridionale costiera dell’Agro Pontino corrisponde alla città di Tarracina (odierna Terracina), una delle dieci città che compongono il Latium adiectum (aggiunto), attraversata dalla via Appia che raggiungeva anche il foro cittadino sul cui lato lungo si apriva il teatro.