LE COLONIE MARITIMAE E LA PIANA DI FONDI E I MONTI AURUNCI
La costa imperiale: tra ville costiere, ulivi e sugherete
Monti Ausoni e Monti Aurunci costituiscono un unico massiccio le cui pareti rocciose, delimitata la Pianura pontina, abbracciano la Pianura di Fondi e terminano nella valle del Garigliano. Le propaggini delle due catene montuose, di cui il Monte Sant’Angelo e il Monte Orlando sono i rispettivi punti massimi di avanzamento, arrivano ad immergersi nel Mar Tirreno.
La presenza di altri numerosi promontori minori e scogliere alternati a tratti di costa sabbiosa, le favorevoli condizioni climatiche e la fertilità della pianura di Fondi, hanno determinato la continuità d’uso di questo territorio come snodo di connessione territoriale, costantemente presidiato e difeso.
Elementi del paesaggio
Elementi del paesaggio
Attraversamento e sosta, produzione e diletto
Già in epoca romana, tra la metà del II e del I sec. a.C., il passaggio della via Appia e della via Flacca hanno imposto significative trasformazioni al paesaggio naturale.
A monte delle pianure paludose costiere, lungo le pendici degli archi montuosi, la via Appia collegava Roma al Sud d’Italia. Alla funzione politica, dopo la conquista della Dacia (109 a.C.), si aggiunse quella economica: la via consolare divenne la principale via di rifornimento alimentare dell’Impero così che l’ottimizzazione dei tempi di percorrenza giustificò la realizzazione di importanti opere di miglioramento del tracciato. Tra tutte, il taglio artificiale dello sperone del Monte Sant’Angelo, il Pisco Montano, fu probabilmente la più grandiosa. Per evitare un dislivello di 147 m con cui la via consolare superava la piazza Palatina – un antico slargo sostenuto da una massiccia opera poligonale adibita ad operazioni di manovra o stallo dei carri – Traiano fece realizzare un nuovo tracciato costiero per il quale furono asportati 13.000 mc di roccia a seguito di un taglio per un’altezza di 128 piedi (circa 38 m) e 1.000 di lunghezza (circa 296 m). I segni dello scalpello sono ancora visibili nella roccia, così come i cartigli incisi recanti le cifre romane che indicavano il procedere dei lavori dall’alto verso il basso.
Sempre a ragioni economiche è connessa la realizzazione della via Flacca (184 a.C.), strada costiera di collegamento tra Terracina e Formia con la funzione di agevolare il transito delle merci alimentari prodotte localmente verso il secondo porto dell’Impero. Il paesaggio attraversato dalla via Flacca è dapprima quello agrario delle ville rustiche produttive, dei vigneti e degli uliveti. Il tracciato favorì successivamente non solo l’intensificarsi dell’economia locale ma anche la nascita delle “ville marittime”, cioè le ville costiere dell’aristocrazia romana. È il caso della Villa di Tiberio, costruita in più fasi e composta da diversi edifici disposti su terrazze rivolte verso il mare. Il complesso degli edifici, già di per sé spettacolare, era collegato con un lungo portico a due navate ad una grotta naturale che, allestita con vasche d’acqua, isole artificiali e scenografici gruppi scultorei, era adibita a cenatio. Fu qui che probabilmente avvenne l’episodio narrato da Svetonio e Tacito in cui Tiberio rischiò la vita per il crollo di alcune rocce durante un banchetto. Un’iscrizione del XVII secolo, testimonia il successivo uso a cappella di una parte della grotta.
A distanza di molti secoli, vigneti e oliveti caratterizzano ancora oggi il paesaggio agrario di questo territorio. Le “macere” di Vallecorsa, un sistema di oltre 500 km di terrazzamenti olivati realizzati a secco intervallati da sentieri sassosi in pietra bianca carbonatica, disegnano dal 1300 le pendici collinari del Parco dei Monti Ausoni che dal 2011 è stato segnalato nel Catalogo nazionale dei paesaggi rurali storici. Il paesaggio delle Macere, in cui Alberto Moravia ed Elsa Morante trovarono rifugio tra il 1943 e il 1944, venne descritto e raccontato del romanzo “La ciociara” entrando nell’immaginario collettivo alcuni anni dopo con l’omonimo film diretto da Vittorio De Sica (1960).
Elementi del paesaggio
Controllo e difesa
Tutta la costa laziale è puntellata da torri e fortificazioni costiere edificate per difendere dalle invasioni militari provenienti dal mare i territori interni dello Stato Pontificio (da Anzio a San Felice Circeo) e del Regno di Napoli (Gaeta e Sperlonga). La posizione estremamente ravvicinata al mare del Monte Orlando, da sempre luogo strategico militare, ha fatto del territorio di Gaeta un rifugio sicuro per Papi e Imperatori. Il parco della Riserva del Monte Orlando, caratterizzato da un paesaggio collinare e montuoso, con una vegetazione mediterranea tipica della zona, composta da macchia mediterranea, pini d’Aleppo, querce e roverelle, è dominato da maestosi resti di edilizia militare di epoca borbonica: bastioni, polveriere, depositi di munizioni e piazzole di sparo utilizzate dai tedeschi, durante la Seconda Guerra Mondiale, per posizionare le loro mitragliatrici antiaeree.
Sotto Monte Orlando, nel Golfo di Gaeta, sono presenti anche alcune torri: l’unica conservata integralmente e ancora visitabile è la Torre Scissura che, realizzata in pietra bianca calcarea con una forma cilindrica, ha una unica finestrella di avvistamento su uno dei lati della fortificazione.
Più a Nord, il simbolo del borgo di Sperlonga è Torre Truglia, caratterizzata da bastioni di forma rettangolare e quattro baluardi che svettano altissimi sulla costa laziale.
In questo tratto di territorio costiero, il presidio e la difesa non sono state pratiche rivolte però solo verso il mare. In epoca preromana, il sistema di fortificazione d’altura detto “dei castellieri”, consentiva la protezione di interi villaggi. Il loro posizionamento di guardia rispetto a valli, cime, passi e percorsi naturali obbligati, permetteva loro di captare o lanciare segnali in caso di attacchi. In epoca romana, nella piana di Fondi, una seconda linea di torri controllava i passaggi lungo la via Appia. E ancora, molti secoli dopo, il crinale principale dei monti aurunci venne indicato come segmento della linea di confine tra lo Stato pontificio e il Regno di Napoli (1840), allora segnato con la collocazione dal Mar Tirreno all’Adriatico di 649 colonnette di pietra di forma cilindrica numerate e segnate con i due simboli dei regni – il giglio dei Borboni e le chiavi di Pietro -.
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Paesaggi calcarei dell’entroterra: grotte carsiche e terrazzamenti
Dal mare verso l’entroterra, oltre alle numerose e ben più note falesie e grotte marine, il paesaggio calcareo dei Monti Ausoni e Aurunci, è caratterizzato da un’articolata successione di fenomeni carsici, talvolta anche di grande effetto scenografico. Sui Monti Ausoni, il comprensorio naturalistico e geologico di Campo Soriano è forse il sito di maggiore interesse geologico e speleologico dell’area. Si tratta di un esteso campo carsico dal quale affiorano grandi rocce dalle forme più diverse. La più importante, non a caso chiamata “la cattedrale”, arriva a sfiorare i 15 metri di altezza dalla quota del suolo. In questo stesso contesto si trovano le Grotte di Pastena, il sistema sotterraneo di grotte carsiche più esteso della Regione Lazio, accessibile al pubblico già dal 1927. Il complesso, con oltre 5 km di gallerie percorribili, è attraversato da un piccolo torrente ed una cascatella che sfocia in un laghetto profondo 4 metri. Anche sui monti Aurunci, la controparte ipogea di un’articolata successione di doline, campi solcati, scannellature si configura come un avvicendamento di cavità. Tra quelle conosciute, l’Abisso del Vallaroce è la più profonda (-401 m) e il sistema carsico della Grava dei Serini la più estesa (3,5 km) e con una avvincente storia esplorativa.
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Profilo storico-archeologico
Il settore meridionale costiero della Regione Lazio compreso fra la piana di Fondi e i Monti Ausoni e Aurunci corrisponde a una porzione di Latium adiectum (o novum). Si tratta dell’estensione del più antico Latium vetus popolato dagli antichi (prisci) latini e risultato delle conquiste romane avviate nel V sec. a.C. Qui si trovano gli insediamenti antichi di Caieta (Gaeta), Formiae (Formia), Fundi (Fondi), Minturnae (Minturno), Speluncae (Sperlonga). Fra questi, Fundi, sorta in posizione strategica e direttamente connessa alla valle del Sacco, era nota agli antichi per la fertilità del suo territorio e per la produzione di vini pregiati. La via Appia collegava questa città al centro costiero di Formiae, che negli ultimi secoli della Repubblica divenne meta prediletta di aristocratici e figure eminenti romane, che qui possedevano ville costiere, come il noto Formianum di Cicerone. Tale caratteristica accomuna quasi tutto il litorale di questo settore della regione, prima fra tutte la villa di Tiberio a Sperlonga (l’antica Speluncae). Una seconda arteria collegava gli insediamenti posti lungo la costa fra Terracina e Gaeta (Caieta), la via Flacca, realizzata per volere del console Lucio Valerio Flacco nel 184 a.C. Presso le rive del Garigliano, antico confine naturale fra il Latium e la Campania era il castrum di Minturnae, colonia romana fondata nel 296 a.C. La vicinanza alla via Appia e al fiume contribuì notevolmente allo sviluppo e ricchezza della città di cui è nota la piazza del foro, dotata di templi, di un teatro e un macellum.