LA COSTA ETRUSCA E I MONTI DELLA TOLFA
Paesaggi costieri attraverso la storia
Il sistema paesaggistico e territoriale della costa etrusca e monti della Tolfa è piuttosto eterogeneo, con numerosi habitat costieri del litorale tirrenico diversi e allo stesso tempo ricorrenti e caratterizzanti. La costa è per lo più bassa e sabbiosa. Le ampie spiagge sono intervallate da dune che contribuiscono a creare un ambiente costiero dinamico e ricco di biodiversità vegetale e animale, oltre a svolgere un ruolo importante nella protezione dall’erosione costiera. Alle spalle delle dune si trovano pinete con funzione di frangivento, ambienti forestali – per lo più impiantati negli anni Cinquanta del Novecento -, e vasti territori agricoli.
Ad interrompere questa sequenza tipo da Nord verso Sud si trovano nicchie di eccezionale interesse ambientale, storico e naturalistico. Viste nel loro insieme, queste sembrano quasi palesare, portandone una testimonianza concreta e viva, paesaggi costieri del passato, alcuni caratterizzati da ecosistemi dinamici in precario e complesso equilibrio.
Elementi del paesaggio
Elementi del paesaggio
Saline di Tarquinia
Oggi in parte adibite a centro di ricerca scientifica ambientale dell’Università della Tuscia di Viterbo, quelle di Tarquinia sono le uniche saline presenti lungo la costa laziale e tra le poche rimaste al livello nazionale. La salina si estende per circa 150 ettari, di cui 100 occupate da una laguna costiera. Già nota e produttiva in epoca etrusca e romana, le incursioni barbariche medievali fecero decadere l’attività di produzione del sale, ripresa dallo Stato Pontificio dal XV sec.. Dalla metà del sec. XIX, la manodopera – fino ad allora esclusivamente costituita da galeotti del vicino carcere del Porto Clementino – venne integrata da addetti esterni. Per l’aumento di uomini e merci, a fine Ottocento venne realizzato un borgo in stile eclettico nella parte nord dell’impianto. Dalla fine degli anni Novanta le attività di estrazione sono definitivamente cassate e l’importanza della zona per l’avifauna migratrice e stanziale ha portato, già nel 1980, all’istituzione della Riserva Naturale di Popolamento Animale. Tra le specie più numerose si ricordano Fenicotteri rosa, Garzette, Aironi cinerini e bianchi, Cavalieri d’Italia, Gabbiani corallino, Falchi Pescatore, Cormorani, Quaglie e Fagiani.
Elementi del paesaggio
Monumento Naturale La Frasca
Procedendo verso Sud, tra Tarquinia e Civitavecchia, si trova uno dei tratti più interessanti del litorale mediterraneo per la conservazione delle caratteristiche paleogeografiche e paleoclimatiche risalenti al Pleistocene superiore. La spiaggia di questo tratto di costa mantiene e mostra la sequenza di strutture deposizionali e resti fossili tipici del mare e del clima di 100.000 anni fa. Attraversando la spiaggia, punteggiata da strutture romane antiche alternate ad edifici moderni, è possibile ripercorrere l’evoluzione ambientale quaternaria attraverso osservazioni geologiche e naturali di grande interesse, tra cui habitat marini di pregio dominati da biocostruzioni di coralligeno, pozze di scogliera e praterie di Posidonia oceanica.
Elementi del paesaggio
Palude di Torre Flavia
Entrati nel territorio della città metropolitana di Roma, tra Cerveteri e Ladispoli, si trova una zona umida di grande importanza per la tutela dell’avifauna migratoria. Il sito della palude di Torre Flavia è anche una testimonianza ambientale dell’antico paesaggio costiero laziale dominato da sequenze di dune sabbiose, complessi sistemi di laghi, stagni costieri e acquitrini circondati da prati allagabili, e grandi foreste planiziali.
I bombardamenti delle artiglierie nemiche del 1944, la forte erosione costiera e l’ingressione marina che hanno lasciato per molti anni la torre Flavia completamente circondata dall’acqua sono le principali cause del suo grave deterioramento strutturale. Questa faceva parte di un sistema di 61 torri di controllo edificate dallo Stato Pontificio tra Terracina e Porto Ercole: ognuna era posta a una distanza regolare per poter comunicare in poco tempo una qualsiasi minaccia incombente all’orizzonte sia alle limitrofe popolazioni costiere che, in meno di un’ora, alla stessa città di Roma. Una delle immagini più belle della torre, che nella sua forma originaria mostrava una sagoma alta e l’aspetto imponente, è conservata nel cortometraggio “Il tacchino prepotente” del 1939 di Roberto Rossellini. Allo stesso regista, che fin dall’infanzia trascorreva le sue vacanze estive in questi luoghi, è intitolata la piazza principale di Ladispoli.
Elementi del paesaggio
Monti della Tolfa
Una serie di colline di origine vulcanica ricche di corsi d’acqua si estendono dall’entroterra fino al mare interrompendo nuovamente la sequenza di spiagge costiere. Ricoperti da una vegetazione mediterranea dominata da lentisco, mirto e quercia da sughero, i Monti della Tolfa sono rinomati soprattutto per la ricchezza di minerali. Tra le 56 specie diverse presenti, l’alunite, da cui si estrae l’allume, è il più abbondante e ha segnato la storia economica della zona incentivando l’industria del tessile, della lavorazione della lana e delle pelli, la produzione di carta.
Trasversalmente a questo catalogo di ambienti costieri così diversi, un elemento di sicura identità dell’intero sistema paesaggistico è l’antica civiltà etrusca. Ci troviamo infatti in corrispondenza della parte meridionale del territorio costiero di dominio della dodecapoli etrusca, l’insieme delle dodici città-Stato fondate, secondo Strabone da Tirreno, eroe eponimo dei Tirreni, nome con il quale erano conosciuti gli Etruschi nel mondo greco.
Affacciate sul mare sorgevano due importanti centri di potere: Tarquinia e Cerveteri.
L’antico insediamento di Tarquinia, secondo le fonti risalente al IX secolo a.C., venne scoperto grazie al ritrovamento della necropoli di Monterozzi (1827), contraddistinta dalla presenza di numerose tombe a camera decorate con pitture raffiguranti la vita quotidiana, episodi tratti dalla mitologia greca e allegorie.
Cerveteri, situata a 5 chilometri dall’allora linea di costa, aveva ben tre scali portuali: Pyrgi, l’attuale Santa Severa; Punicum, l’attuale Santa Marinella; Alsium, oggi Palo. L’insediamento antico era grande circa trenta volte il centro abitato contemporaneo. Tuttavia, di questo sono rimaste soltanto le necropoli: quella più celebre della Banditaccia, a nord-est della città e quella di Monte Abatone, a sud-est.
Le necropoli di Tarquinia e Cerveteri, che hanno fornito gran parte delle scoperte archeologiche legate alla civiltà etrusca, sono dal 2004 Patrimonio dell’Unesco: “Le Necropoli di Cerveteri e Tarquinia rappresentano un capolavoro del genio creativo dell’uomo: i dipinti murali presenti su vasta scala a Tarquinia, sono eccezionali sia per qualità formali che per il contenuto delle raffigurazioni che rivelano aspetti della vita quotidiana, della morte e delle credenze religiose degli antichi Etruschi. Il contesto funerario di Cerveteri riflette gli stessi schemi urbanistici e architettonici della città antica”.
Elementi del paesaggio
Profilo storico-archeologico
Il territorio, in parte coincidente con la Maremma tosco-laziale e prevalentemente costiero, è percorso dalla via Aurelia che corre parallela al litorale tirrenico, diretta originariamente fino a Cosa (Ansedonia) e in età antonina prolungata fino ad Arles nella Gallia Nabornense. Questa arteria fu realizzata per volere di un esponente dell’omonima gens, probabilmente il censore del 241 a.C. C. Aurelius Cotta, per collegare l’Urbe alle colonie fondate lungo la costa, presto divenute ambiti luoghi di villeggiatura, e alle antiche città etrusche (Alsium, Caere, Pyrgi, Castrum Novum, Tarquinia, Vulci, Centumcelllae e Forum Aurelii).