ETRURIA MERIDIONALE E MONTI CIMINI E SABATINI

Terre di tufi, laghi, forre e faggete vetuste

L’ambito territoriale dell’Etruria meridionale, monti Cimini e Sabatini coincide con la Tuscia romana. Si tratta dell’antica provincia pontificia del Patrimonio di San Pietro, che equivale oggi alla provincia di Viterbo e alla parte settentrionale della provincia di Roma fino al pianoro dell’antica città di Veio.
L’unitarietà e la riconoscibilità di questo vasto sistema paesaggistico sono dovuti alla formazione originaria del territorio, direttamente riconducibile all’attività di tre antichi apparati vulcanici oramai spenti composti da numerosi crateri, oggi in parte occupati da laghi. Da Nord verso Sud, l’apparato Vulsino e i distretti vulcanici dei monti Sabatini e dei monti Cimini dànno terreni ricchi e fertili particolarmente adatti alla coltura di vite, olivo e grano, salvo là dove si hanno espansioni di dura lava, alle quali corrispondono aree di magri pascoli, o di macchie boscate.

Elementi del paesaggio

Elementi del paesaggio

Faggete vetuste

Il bosco, che un tempo copriva folto e continuo le cime dei monti più alti è in buona parte scomparso. La Faggeta vetusta del Monte Cimino è un’eccezione. Inserita dal 2017 nel sito seriale transnazionale delle “Antiche faggete primordiali dei Carpazi e di altre regioni d’Europa” del Patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO, lo spazio della faggeta rimanda a numerose narrazioni: Tito Livio (59 a.C.-17 d.C.) descrisse la Selva Cimina come la “più impenetrabile e più spaventosa”, temuta nel corso dei secoli da legioni romane, pellegrini e viandanti, e, secondo alcuni, coincidente con la “selva oscura” di Dante. I grandi massi tondeggianti che si trovano all’interno del bosco sono il risultato dell’attività vulcanica del Monte di un milione e trecentocinquantamila anni fa.
Parte dello stesso sito Unesco è la faggeta vetusta depressa di Monte Raschio, situata a meno di 40 km più a Sud, nei pressi del Lago di Bracciano. La sua caratteristica peculiare consiste nel particolare microclima fresco e umido generato dalle precipitazioni meteoriche e dalle correnti umide provenienti dal vicino lago di Bracciano. Grazie a questa particolare condizione climatica, la foresta ha potuto sopravvivere al termine dell’ultima glaciazione del Quaternario adattandosi al clima mediterraneo. L’abbondanza di acqua nella faggeta è testimoniata già in età romana nella realizzazione di sette “bottini”, cioè condotti funzionali all’alimentazione dell’acquedotto Traiano-Paolo.

Elementi del paesaggio

Via Cassia

Sempre da Nord a Sud, le caldere dei laghi vulcanici e le numerose sorgenti termali sono tra le manifestazioni vulcaniche più ricorrenti e caratterizzanti dell’intero ambito paesaggistico dell’Etruria meridionale. Gran parte di questi siti sono storicamente – e ancora oggi – raggiunti e messi in connessione dal sistema di percorrenza territoriale Nord-Sud riconducibile alla via Cassia antica e alle sue numerose stratificazioni. Come noto, la strada fu realizzata come percorso intermedio tra la via Aurelia e la via Flaminia per il controllo dell’Etruria interna in seguito alla vittoria di Roma nelle battaglie di Rusellae (301 a.C.) e del Sentino (295 a.C.). Il suo sedime ricalca in parte, sistematizzandoli, vari tracciati etruschi preesistenti, tra cui la via Veientana. Nel Medioevo le prime 64 miglia della via, da Roma a Bolsena, coincidevano con un tratto della via Francigena, oggi ricalcato dalla moderna strada statale 2 Via Cassia che collega Roma a Firenze.

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Laghi e sorgenti termali

Ognuno dei laghi presenta caratteristiche uniche e differenti. Il lago di Bolsena, incastonato nel gruppo montuoso-collinare dei monti Volsini, è il lago vulcanico più grande d’Europa e il quinto d’Italia per estensione. Alimentato in gran parte da acque meteoriche, al suo interno emergono due isole. Sull’isola Bisentina sono dislocate sette chiese, ognuna rivolta verso un paese del lago – tra cui Bolsena, Capodimonte, Marta – e volute in questo numero per alludere alle sette basiliche romane. Tra le altre, la Chiesa di Santa Caterina è attribuita ad Antonio da Sangallo il giovane. Le coste del lago sono sabbiose – sabbia nera per via della provenienza vulcanica delle rocce di cui è composta l’antica caldera -, intervallate da calette, insenature e suggestivi promontori. Dove un tempo si trovava la foresta, il paesaggio ora è intervallato da uliveti, vigne e campi coltivati. Dove l’ambiente ha subito meno alterazione si trovano invece piccoli boschi di castagni, querce e salici.
Più a Sud, si trova il lago di Vico, posto al centro dei monti Cimini. In passato sua formazione veniva mitologicamente attribuita ad Ercole che, sfidando in una prova di forza i contadini, conficcò con forza la sua clava nel terreno facendo sgorgare tanta acqua da creare il lago. L’area riveste un elevato interesse geologico: il passato tumultuoso che ha portato alla formazione del territorio ha lasciato all’interno delle rocce minerali e cristalli dalle innumerevoli sfumature di colore, alcuni dei quali scoperti in queste zone per la prima volta. La fauna, caratterizzata da una forte biodiversità, comprende numerose specie di pesci, piccoli e grandi mammiferi, rapaci notturni e diurni, ma soprattutto uccelli acquatici come lo Svasso Maggiore, che da sempre è il simbolo della Riserva istituita all’inizio degli anni Ottanta.
Ancora procedendo verso Roma si trovano i laghi di Bracciano e di Martignano, compresi nell’ampio sistema vulcanico dei monti sabatini. Il lago di Bracciano è alimentato da ricche e copiose sorgenti sotterranee e le acque dei due laghi hanno avuto sempre una grande importanza per l’approvvigionamento idrico di Roma. Nel 2 a.C., per volontà di Augusto, fu realizzato l’acquedotto Alseatino che partendo dal lago di Martignano (Alseatinus) attraverso un percorso di 33 chilometri raggiungeva Trastevere per l’uso della popolazione e anche per i giochi navali dell’imperatore (naumachia augustea) che si svolgevano ai piedi del Gianicolo. Un nuovo acquedotto fu realizzato da Traiano nel 109 d.C. attingendo alle acque del lago di Bracciano. Più tardi, nella seconda metà del XVI secolo, l’utilizzo delle acque sabatine da parte di Roma fu completata da Paolo V (Camillo Borghese) con l’acquedotto cosiddetto Paolo, che alimentava le fontane del Vaticano e di Borgo Pio. Ancora oggi la Capitale dipende in parte delle acque di questi due laghi e la siccità degli ultimi anni sta mettendo a rischio la possibilità di captazione: nel 2017 il livello del lago di Bracciano rispetto allo zero idrometrico era pari a -197 cm, nel 2023 a -105 cm; nell’estate del 2022 il bacino è calato in media ogni giorno di 4mm. Oltre alle sorgenti di acqua dolce, numerose non quelle di acque sulfurea. Tra i fenomeni tardo-vulcanici del Sabatino, è da ricordare quello della “Caldara di Manziana”, a pochi chilometri dal mare, che per la sua bellezza è inserita tra i geositi della Regione Lazio. Si tratta di una attività idrotermale risultato di una eruzione freatica, ossia di un’esplosione avvenuta in seguito alla forte pressione dei gas vulcanici presenti negli acquiferi. La sorgente principale, “la polla”, posta all’interno della depressione, emette un’enorme quantità di gas – soprattutto anidrite carbonica e acido solforico – che danno l’effetto di ribollio all’acqua. La temperatura dell’acqua è di circa 18°C. Altre sorgenti termali sono quelle di Vicarello e di Stigliano.

Elementi del paesaggio

Profilo storico-archeologico

La zona interna dell’Etruria Meridionale, oggi compresa nei confini della Regione Lazio, si sviluppa intorno ai rilievi vulcanici dei Monti Cimini e Sabatini e ai laghi che essi (Bracciano, Martignano, Vico e Bolsena). Ai confini con il territorio (ager) di Roma era Veio, la storica e potente nemica di Roma definitivamente sconfitta nel 396 a.C. Era posizionata sulla riva destra del Tevere, nota anche come riva etrusca. All’estremo opposto rispetto a Veio, presso il lago di Bolsena, era Volsinii nova (Bolsena), fondata nel 264 a.C. accogliendo gli esuli della distrutta Volsinii vetus (forse identificabile con Orvieto). I due centri sono collegati dal percorso della via Cassia-Clodia che attraversa l’intero territorio e lungo la quale si dispongono anche i siti di Sutri e Viterbo.