I territori Tiburtini e prenestini e i monti lucretili e simbruini

Acque che scendono: dai monti verso Roma

L’acqua è la protagonista del vasto sistema paesaggistico e territoriale che si estende dalle montagne appenniniche dei Monti Simbruini – dominati da estese faggete, ampi pianori carsici e acque sorgive – fino alle basse colline arrotondate della Riserva della Marcigliana.

Qui seminativi estensivi e ampi pascoli si alternano a valli strette e allungate ricoperte da boschetti di querce, aceri e olmi. La Valle dell’Aniene è la principale direttrice di connessione ecologico-ambientale e storico- archeologica dell’intero territorio.

Il fiume e le molteplici forme assunte dall’acqua lungo il suo corso costituiscono una traccia resistente, efficace e di grande fascino per conoscere e scoprire paesaggi molto diversi tra loro.

Ogni paesaggio narra particolari sistemi di relazione in continua evoluzione tra popolazioni locali e risorse ambientali, con particolare riferimento ad alcune specifiche forme stratificate di sfruttamento e utilizzo proprio della risorsa acqua.

Elementi del paesaggio

Elementi del paesaggio

Il commercio della neve

Nelle aree appenniniche, l’acqua assume la consistenza della neve. I pozzi di stoccaggio della neve e le strade per il loro trasporto attraversano ancora oggi i monti Lucretili e i monti Simbruini. Qui il commercio della neve è stato per secoli una delle attività economiche di maggiore sostentamento per le popolazioni dei borghi affacciati sulla campagna romana e la pianura sabina, favoriti dalla loro posizione a metà strada tra i luoghi di rifornimento montani e l’area di maggiore richiesta, la città di Roma.

Elementi del paesaggio

Transumanza

Tracce di diversa consistenza sono lasciate nel paesaggio dalla tradizionale migrazione stagionale delle greggi che per secoli si è servita della Valle dell’Aniene per gli spostamenti verticali tra l’Appennino centrale e la pianura costiera di Roma. Tracce quasi impercettibili, come quelle del tratturo Jenne-Anzio recentemente inserito nella Rete europea degli itinerari storici e rurali; tracce maestose come il tempio di Ercole vincitore, posizionato in punto di valico strategico segnato in positivo dal Monte Catillo, storico luogo di passaggio di greggi, uomini e merci.

Elementi del paesaggio

Acquedotti

Il fiume Aniene ha da sempre rappresentato una delle principali fonti di approvvigionamento idrico di Roma. I resti degli antichi acquedotti romani costituiscono oggi un inestimabile e suggestivo patrimonio archeologico sintetizzabile con pochi numeri. Si tratta di 4 acquedotti realizzati nell’arco di quasi tre secoli a cavallo tra repubblica e impero (272 a.C.-52 d.C.) per un totale di 309,5 Km di infrastrutture – di cui però solo 41 sono visibili in superficie -, e una portata complessiva di 6.830 litri di acqua al secondo. All’ Anio vetus, Acqua Marcia, Acqua Claudia, Anio novus, si aggiunge l’acquedotto dell’Acqua Virgo, le cui sorgenti si trovavano a poca distanza dal corso dell’Aniene, all’VIII miglio della via Collatina nell’Agro Lucullano.

Elementi del paesaggio

Cave di travertino

Sempre lungo la Valle dell’Aniene, tra Bagni di Tivoli e Guidonia Montecelio il paesaggio è dominato dalle cave di travertino che oggi, in alcuni punti, raggiungo uno spessore di oltre 100 metri. La cava del Barco è la più antica: il suo marmo è servito a realizzare i monumenti più famosi di Roma Imperiale (come il Teatro di Marcello, Porta Maggiore, il Colosseo), Roma Barocca (come il colonnato di San Pietro, le fontane di piazza Navona e di Trevi), Roma Moderna e contemporanea (dai Muraglioni del Tevere al quartiere dell’Eur; dallo Stadio Olimpico allo spazio urbano della nuova teca dell’Ara Pacis). A Tivoli, la possibilità di estrarre il marmo è dovuta alle particolari caratteristiche idrogeologiche del territorio quali la compresenza di faglie attive, sorgenti idrotermali e fenomeni carsici. L’enorme quantità di scaglie prodotta dalla squadratura del marmo ha dato luogo, sin dall’antichità, a piccoli colli antropogenici, già citati da Lanciani nel 1885. È questa la natura del Montarozzo del Barco, vero e proprio monumento di archeologia industriale caratterizzato da uno straordinario valore oltre che storico e paesaggistico, anche botanico e naturalistico (268 specie floristiche differenti).
Per il trasporto del marmo, da sempre avvenuto lungo il corso dell’Aniene, tra il 1879 e il 1934 fu in funzione il tramway a vapore Roma-Tivoli, con capolinea presso Porta San Lorenzo. Tutto il tracciato era caratterizzato da raccordi con stabilimenti e opifici: dalle cave di Aguzzano allo stabilimento Chimica Aniene dentro Roma, dalle cave di ghiaia lungo il fiume allo stabilimento delle Acque Albule di Bagni di Tivoli.

Elementi del paesaggio

Dighe e sbarramenti (ville e filiere produttive)

Nel corso dei secoli, lungo l’Aniene sono stati realizzati numerosi sbarramenti e dighe. In alcuni casi, pur essendo opere di piccole dimensioni producono effetti di grande valore scenografico. È il caso dei Simbruina Stagna, i laghetti artificiali che Nerone fece realizzare nei pressi della sua villa di Subiaco e di cui oggi rimane a testimonianza il lago di San Benedetto, immerso in una ricca vegetazione di salici bianchi, pioppi, noccioli e carpini. Scenografica è anche la Grande Cascata di Villa Gregoriana a Tivoli, generata da una galleria artificiale di deviazione dell’Aniene e da sempre emblema dell’impetuosità del fiume. A Tivoli, sono sempre le acque del fiume ad alimentare, per mezzo di cunicoli sotterranei, le fontane di Villa d’Este, villa del Rinascimento italiano riconosciuta, come la vicina Villa Adriana, patrimonio dell’UNESCO.
In altri casi, gli sbarramenti del fiume servivano ad alimentare sistemi e filiere produttive. Come nel caso dell’opificio voluto da Sisto V a Subiaco che dal 1587 al 2004 è stato alimentato dalla diga della Parata. Qui la cartiera ha lasciato in eredità il Borgo dei cartai, oggi adibito a museo immersivo in cui la produzione artigianale ha una finalità soprattutto educativa. Anche a Tivoli i salti dell’Aniene hanno alimentato per alcuni secoli la cartiera Amicucci Graziosi, oggi in corso di restauro e recupero, che sorge direttamente dentro la città vecchia, a strapiombo sulla cosiddetta Valle dell’Inferno.

Elementi del paesaggio

Profilo storico-archeologico

Il settore Est del Latium vetus comprende alcune delle più antiche città latine tra cui Tibur (oggi Tivoli). Il territorio, attraversato dalla valle dell’Aniene, è percorso già dall’antichità da due importanti arterie stradali che corrono parallele all’andamento del fiume: la via Tiburtina e la via Prenestina. La prima, sulla riva destra, corrisponde alla fossilizzazione di un arcaico percorso di transumanza tra l’appennino centrale e la valle del Tevere, originariamente diretta verso Tibur e poi prolungata nel 286 a.C. fino ad Aternum (Pescara) per volere del console M. Valerio Massimo Potito – da cui il nome stesso della via Tiburtina Valeria -. Sulla riva opposta dell’Aniene, la via Prenestina, che in origine conduceva alla città di Praenestae (oggi Palestrina), condivideva la prima parte del suo tracciato con la via Gabina diretta, come suggerisce il nome stesso, all’antico centro di Gabii.